Parrocchia di Briosco

Chiesa della Visitazione di Maria a Elisabetta

La chiesa della Visitazione della Beata Vergine Maria a Elisabetta, comunemente e più semplicemente chiamata dai fedeli chiesa di Santa Elisabetta, vanta origini molto antiche e ancora oggi in parte sconosciute. In origine essa era intitolata a San Vittore e come tale appare in una mappa della Pieve di Agliate della metà del Cinquecento.
Gli atti della visita pastorale di San Carlo del 1578 ce la descrivono come ormai in rovina, ma ci informano che essa “era un tempo la parrocchiale di detto luogo, ma l’esercizio della cura è stato trasferito all’altra chiesa di Sant’Ambrogio nel luogo di Briosco”. Completamente isolata in mezzo ai campi (e tale rimarrà fino all’inizio dell’Ottocento) e lontana dal centro abitato, il fatto che fosse indicata come chiesa parrocchiale suscita interrogativi ai quali non è facile rispondere, tanto più che, come si legge negli atti di quella stessa visita, essa aveva “un grande cimitero sui lati settentrionale e meridionale”.
Due visite successive a quella di San Carlo, compiute entrambe da suoi delegati, confermano la situazione di degrado della chiesa, che nel 1584 è definita “quasi distructa”; quattro anni dopo, considerando che stava ormai per crollare, si decide di esumare le ossa dei defunti e di trasportarle nel cimitero della chiesa di Sant’Ambrogio.
Quando, nel 1608, giunge a Briosco in visita pastorale l’arcivescovo Federico Borromeo, vedendo che in quel che restava della chiesa vi si ricoveravano addirittura gli animali, ne ordina la demolizione, destinando i materiali ricavati alla riparazione, ancora in corso, della chiesa di Sant’Ambrogio.
Ma la storia della chiesa di San Vittore non doveva avere una fine così ingloriosa; infatti, nel corso della prima metà del Seicento, la volontà e la pietà dei brioschesi ne hanno permesso la ricostruzione e la conservazione fino ai nostri giorni. Per iniziativa del parroco don Baldassare Mantica e del sacerdote don Battista Rainoni, gli uomini della comunità, con atto notarile del 21 ottobre 1640, alla presenza delle autorità locali, si impegnarono a versare ogni anno la somma di trenta lire imperiali per ricostruire la chiesa, con l’obbligo che vi si celebrasse una messa solenne ogni 2 luglio, giorno della Visitazione della Madonna.
I lavori di ricostruzione e ampliamento della chiesa furono completati con entusiasmo pari alla celerità, tanto che il 2 luglio 1642 si poté celebrare la prima festa della Visitazione della Madonna a santa Elisabetta, alla quale accorse un gran numero di persone anche da altri paesi. In quella occasione, come si legge in un documento, si celebrarono ben sei sante messe e si svolse una solenne processione con partenza dalla chiesa parrocchiale.
La nuova chiesa ricostruita fu appunto dedicata, già nel 1641, e senza che intervenisse alcun decreto ufficiale, alla Visitazione della B. V. Maria a Santa Elisabetta. Il titolo di San Vittore fu presto dimenticato, ma da molto tempo esso era stato associato a quello di S. Ambrogio come compatrono della chiesa parrocchiale.
Dopo il decisivo intervento del 1641, la chiesetta divenne un importante punto di riferimento per la vita religiosa della parrocchia. Vi si radunavano tutte le domeniche i confratelli della Scuola del Santissimo Sacramento e del Santissimo Rosario per la recita dell’ufficio e la celebrazione di altre funzioni. Sulla facciata, alla sinistra della porta, era stata aperta una finestrella con una solida inferriata, da cui si poteva guardare nella chiesa, stando in ginocchio per pregare (finestrella e inginocchiatoio esistono ancora oggi nella medesima posizione). Dagli atti della visita pastorale del Pozzobonelli (1759) apprendiamo che sopra l’altare si poteva vedere l’immagine dipinta della Madonna in visita ad Elisabetta, protetta, come è ancora oggi, da una lastra di vetro. Molto probabilmente tale dipinto, di ottima fattura, fu donato dalla famiglia allora proprietaria della villa Medici Giulini, i Riva Andreotti, come suggerisce lo stemma nobiliare riprodotto nell’angolo superiore destro della tela.
Dopo più di due secoli dalla ricostruzione del 1641, nel 1865 si resero necessari rilevanti lavori di riparazione; gli intonaci dovettero essere rinnovati e il tetto rifatto. Dieci anni prima, nel 1855, la chiesa di Santa Elisabetta venne usata come ospedale in occasione di una epidemia di colera che a Briosco provocò ben 34 morti. Una lapide, visibile all’esterno della chiesa, sopra la finestrella, collocata nel 1856, ricorda quell’evento, chiedendo alla Madonna di tenere lontane altre epidemie.
Altre migliorie interne ed esterne furono effettuate nel 1891. Un restauro importante fu eseguito nel 1958, quando era parroco don Angelo Galbusera.
Negli anni successivi, la chiesina tanto cara ai brioschesi perse il suo isolamento e nel giro di alcuni decenni si è trovata circondata dallo sviluppo urbanistico del grande quartiere detto “Pescatore”. Negli anni ’80, per volontà del parroco don Gino Villa, alla chiesa sono state apportate numerose migliorie: il rifacimento del piccolo campanile, l’aggiunta, sul fianco settentrionale, di un piccolo locale, la ridipintura delle pareti interne, seguiti dalla costruzione di un pronao, dal rifacimento del portale e dalla collocazione, in una piccola area esterna, di una colonna di marmo con statua della Madonna di Fatima.

(Testo di Domenico Flavio Ronzoni)

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La Comunità Pastorale San Vittore include le Parrocchie di Briosco, Capriano e Fornaci, all'interno del Decanato di Carate Brianza, nella Diocesi di Milano.

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